di Gigi Cavalli

Inizialmente c’erano solamente dei muri cadenti sorretti da due portali in arenaria con indicate le date di costruzione: 1714 e 1836: “Erano quattro sassi mal messi, ma messi nel modo giusto”. Maria mi ha sintetizzato così quella che è stata la sua scelta e che si esprime oggi con una bella casa di pietra con le finestre azzurre.

“Casa Gambetta” era l’antico nome delle famiglie che abitavano questo piccolo centro abitato: “Era la prima casa del paese e si racconta che durante le processioni, i mercati o nei giorni di festa, alla finestra veniva accesa una candela in segno di ospitalità, un bicchiere di vino rosso c’era sempre e per tutti”. Mi conduce in giardino, due bicchieri di Gutturnio piacentino ci fanno compagnia. Segno che le tradizioni sono dure a morire.

Di origine spagnola mi racconta di aver lasciato Barcellona per l’Italia nel 2000. Inizialmente soggiornò sul Lago di Garda, poi una svolta la condusse a Mormorola: “Sentivo il bisogno di lavorare per conto mio e nel contempo sentirmi a casa. Questa parte di Appennino è meravigliosa”. Una ricerca su internet la portò in Valtaro: “Cercavo solo il posto giusto e qui l’ho trovato”.
Trovo Maria perfettamente a suo agio e integrata nel territorio: “Bisogna sempre ricordarsi da dove veniamo, mi hanno insegnato che una vita semplice e la povertà di un tempo non bisogna mai dimenticarle”.

“Casa Gambetta” è ora il nome del Bed & Breakfast. Raccoglie ciò che semina, cucina ciò che la terra offre stagionalmente, senza dimenticare le tradizioni culinarie del nostro territorio, saggiamente assorbite dalle narrazioni di chi le vive intorno. Nelle “pause” prepara marmellate, liquori, sottoli e accudisce quattro asini, due capre, un cavallo, anatre, conigli e galline.
Nonostante le difficoltà della burocrazia i presupposti per andare avanti non le mancano, il lavoro che ha fatto in questi cinque anni è stato tanto, indice di una battaglia, una battaglia che per ora sente di aver vinto.